Dmcbologna.org https://dmcbologna.org per chi ha il jazz nelle vene. Sat, 11 Dec 2021 04:21:00 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.11 https://dmcbologna.org/wp-content/uploads/sites/97/2021/06/cropped-LogoMakr-9xJKcx-32x32.png Dmcbologna.org https://dmcbologna.org 32 32 L’estetica del jazz club in Italia https://dmcbologna.org/lestetica-del-jazz-club-in-italia/ Sat, 11 Dec 2021 04:21:00 +0000 https://dmcbologna.org/?p=82 Altrove su questo sito ci siamo occupati del successo straordinario del jazz in Italia: questo genere non è solo rappresentato ottimamente dalla quantità di eventi e kermesse dal vivo, ma anche dalla buona salute di etichette discografiche specializzate, dalle riviste di settore e, ultimo ma non meno importante, dai numerosi locali jazz che si trovano sparsi per la Penisola.

L’importanza dei jazz club

Anche se il jazz non è nelle vostre corde, bisogna ammettere l’importanza storica e culturale di questi luoghi nati per diffondere quel tipo di musica. Infatti, la loro comparsa e la loro diffusione hanno permesso uno svecchiamento della scena italiana che fino a quel momento vedeva gli spettacoli dal vivo svolgersi solo in teatri e auditorium, dove per lo più si concentrava un’offerta di tipo tradizionale, legata alla musica classica, all’opera o alla canzonetta.

Non solo. I jazz club rappresentano gli antesignani dei locali che ora amiamo frequentare con i nostri amici, alla ricerca di una band rock o indie da scoprire. Senza parlare del loro apporto fondamentale per lo sviluppo della cultura dance – nei jazz club si andava anche per ballare e le discoteche sono nate prendendo ispirazione da loro!

Un’estetica tutta da copiare

Nell’ultimo paio d’anni, poi, è stato anche il “look” dei locali jazz a essere riscoperto, e non soltanto da chi gestisce ristoranti o cocktail bar.

Quello stile fra sedie spaiate, tavolini vintage e tappeti patchwork che richiamano tempi lontani affascina sempre di più anche i proprietari di private abitazioni. In presenza di uno spazio in più come una tavernetta, non si esita ad arredarla in questo modo, così da ricreare una sensazione di intimità e di relax. Negli appartamenti più piccoli, invece, spesso è la sala da pranzo ad arricchirsi di un angolo con questo aspetto, che dà all’ambiente un senso di calore che sfugge spesso se si sceglie di arredare con mobili di design – tutti uguali, tutti troppo belli.

In una parola, si sceglie il carattere: ecco perché l’estetica del jazz club continua a trovare nuovi proseliti e si fa strada anche lontano dai loro indirizzi.

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Le immagini del jazz: musica e fotografia https://dmcbologna.org/le-immagini-del-jazz-musica-e-fotografia/ Sun, 03 Oct 2021 10:18:00 +0000 https://dmcbologna.org/le-immagini-del-jazz-musica-e-fotografia/ La forte connotazione emozionale, l’accento sul movimento, la sapiente cattura di un istante e i contrasti enfatizzati dal bianco e nero fanno della fotografia di artisti, orchestre e luoghi del jazz documenti dal valore culturale e artistico immenso.

La popolarità delle immagini legate a questo genere musicale è testimoniata dalle numerose riproduzioni e stampe, per realizzare poster di alto impatto visivo, che arredano case private e studi di registrazione, così come anche i locali di musica dal vivo.

Herman Leonard: l’iconografia del jazz

Uno dei più famosi fotografi che ha fatto del mondo del jazz la sua principale fonte di ispirazione è l’americano Herman Leonard. Da Chet Baker a Lester Young fino a Dexter Gordon, Leonard ha seguito gli artisti sotto il palco, dietro le quinte, fin nei camerini o presso le “backdoor” dei locali, per restituire immagini che testimoniavano non solo la musica e i suoi protagonisti, ma anche tutte le emozioni e i cambiamenti che la società attraversava in quegli anni.

Alcune delle sue immagini sono talmente popolari da diventare vere icone. Leonard, celebre ritrattista, è stato attivissimo tra gli anni ’40 e ’60, ma ha continuato a fotografare musicisti per tutta la vita. La sua ultima sessione di fotografia fu con il cantante e chitarrista Lenny Kravitz, nel 2010.

William Gottlieb: il fotografo di “Swing Steet”

Da giovane, agli inizi degli anni ’40, Gottlieb era un giornalista innamorato del jazz. Perciò, oltre alle sue altre mansioni, era stato incaricato di documentare gli eventi musicali. Ma, dato che il giornale non poteva permettersi di pagare anche un fotografo in occasione dei concerti, Gottlieb decise di vendere alcuni dei suoi preziosi vinili per comprare una macchina fotografica: prese qualche lezione da un collega e si lanciò quindi in questo mondo.

Il suo talento fu subito riconosciuto e la sua passione diventò la sua professione. Al ritorno da un periodo al fronte, per documentare lo sforzo dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, riprese a scattare immagini degli artisti jazz più influenti dell’epoca. Attivissimo a New York, moltissime tra le sue immagini più celebri sono nate nei locali della 52esima Strada, a Manhattan, anche chiamata “Swing Street”, proprio per la grande presenza di locali di musica dal vivo.

I fotografi del jazz in Italia

Nel 2019, i maggiori esponenti italiani della fotografia legata al jazz si sono costituiti in associazione. L’Associazione Fotografi Italiani di Jazz (AFIJ) vuole affermare l’importanza che la fotografia ha avuto nella diffusione di tutti gli aspetti culturali e di costume legati al jazz. Non si tratta solo di unire le forze per portare avanti un discorso artistico, in collaborazione con festival ed eventi, ma anche di un modo per far conoscere questa vera e propria corrente artistica agli appassionati e agli aspiranti fotografi.

Recenti mostre fotografiche

La musica per immagini ha ispirato mostre che documentano il presente e il passato del jazz. Tra le più recenti, in Italia, ricordiamo la retrospettiva dedicata ad Arrigo Polillo, che si è svolta nell’ambito della rassegna JAZZMI nel 2019 e la mostra Jazz & co., che si è svolta a Campobasso all’inizio del 2021.

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Storia del jazz, dalle origini ai giorni nostri https://dmcbologna.org/storia-del-jazz-dalle-origini-ai-giorni-nostri/ Fri, 25 Jun 2021 09:01:31 +0000 http://dmcbologna.org/?p=6

Il jazz, nonostante le sue caratteristiche allegre e gioiose, nasce da una delle parti peggiori della storia dell’umanità, la tratta degli schiavi africani e la loro deportazione forzata verso le Americhe. Proprio a causa di questo maltrattamento e della violenza, gli schiavi iniziarono a utilizzare la musica come metodo per sopportare la loro situazione e trovare sollievo nei pochi momenti di riposo a loro concessi. Inoltre, suonare e cantare era simbolo di umanità e di possedere un’anima, cosa che la religione voleva negargli.

Le prime melodie jazz

Dal mescolarsi dei ritmi africani con quelli dei nuovi stati americani, nacquero le prime musicalità jazz. Le prime canzoni a ricadere in questa categoria furono le “work songs”, ovvero quelle sinfonie cantate dagli schiavi durante le lunghe ore di lavoro nei campi o nelle miniere, seguite dopo poco da quelle religiose e dai gospel basati sulla musica cattolica.

Anche il blues nasce in questi anni e viene considerato parte del jazz anche se le sue melodie tendono a essere più tristi e nostalgiche.

Il jazz, alle origini, era basato solamente sulle vocalità poiché naturalmente gli schiavi non avevano accesso a strumenti musicali e solo col passare del tempo si espanse agli strumenti da fiato, a percussione e infine ai pianoforti dando vita allo stile ragtime, caratterizzato da veloci spostamenti di accento sonoro da forte a debole e viceversa.

A New Orleans, patria della musica, il ragtime e il blues si mescolano nuovamente e diventano simbolo della città. Le band si esibiscono nei locali, per strada e nelle chiese creando canzoni sempre nuove anche per celebrare festività e ricorrenze funebri. Le caratteristiche principali del jazz di New Orleans furono l’improvvisazione, la sonorità peculiare degli strumenti a fiato, ritmi veloci che trascinano le emozioni e tanto virtuosismo solistico.

Gli artisti diventano sempre più famosi e nel 1900 nasce Louis Armstrong, trombettista americano che segnerà per sempre la storia del jazz, completando un lunghissimo tour anche in Europa, e trasportando questo stile sul palcoscenico mondiale.

Vari tipi di jazz

L’evoluzione del jazz lo ha portato a dividersi in numerosi stili diversi.

  • Sweet: sonorità e ispirazione occidentale, si avvicina molto di più al gusto europeo.
  • Hot: il classico genere nato con Armstrong e basato sugli assoli improvvisati.
  • Free: completa improvvisazione da parte di tutta la band.
  • Cool: caratterizzato da ritmi più lenti e musicalità leggere.

Diventando velocemente famoso in tutto il mondo, il jazz si è leggermente spostato dalla totale improvvisazione per entrare nei teatri e nelle sale da concerto finendo poi per influenzare lo stile di molti compositori di altri generi.

Gli strumenti più usati

Le orchestre jazz di oggi non sono altro che un’evoluzione delle band che suonavano per le strade di New Orleans e hanno mantenuto l’utilizzo degli stessi strumenti musicali.

A farla da padrone nel jazz sono gli ottoni, i sassofoni e soprattutto i clarinetti e le percussioni. In alcuni stili meno popolari troviamo anche contrabbassi, chitarre, banjo, pianoforti e, molto raramente, qualche violino.

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I migliori locali jazz in Italia https://dmcbologna.org/i-migliori-locali-jazz-in-italia/ Tue, 22 Jun 2021 20:17:00 +0000 http://dmcbologna.org/i-migliori-locali-jazz-in-italia/ Il successo del jazz in Italia è testimoniato dal livello dei locali dedicati a questo genere musicale, luoghi di classe dove rilassarsi dopo aver subìto uno di quegli interventi ormai all’ordine del giorno per aumentare il seno di una misura o più semplicemente dopo lo stress della normale giornata lavorativa.

Sono posti che hanno una loro magia, ai quali anche i musicisti sempre in tour si affezionano, perché spesso hanno una storia particolare alle spalle. Questo post del blog serve a raccontarvi quelli più importanti.

La Casa del Jazz a Roma

Nella Capitale non si può non iniziare da questa struttura, restituita al pubblico nel 2002 dopo essere appartenuta al boss della Banda della Magliana Enrico Nicoletti. Oggi ospita, fra gli altri, un ristorante aperto a tutti, uno studio di registrazione, delle dependance destinate ai musicisti che vogliano soggiornare nella struttura e, naturalmente, le sale concerto.

Il Blue Note a Milano

Aperto nel capoluogo lombardo nel 2003, questo locale ha un nome che è sinonimo di jazz, e infatti fa parte del circuito dei “Blue Note Club” aperti in giro per il mondo a partire da quello storico di New York City. Qui passano da ormai quasi un ventennio i più famosi jazzisti contemporanei, e qui gli appassionati possono decidere di “abbonarsi” al locale per sostenerlo sulla media distanza, disponendo di più ingressi liberi a loro piacimento.

L’Alexanderplatz a Roma

Ancora a Roma, l’Alexanderplatz, vicino alle Mura Vaticane, è il più antico jazz club in Italia e considerato fra i 100 migliori al mondo.

Anche se il suo fondatore non è più fra noi, la musica live rimane al centro della sua attività, e c’è ancora spazio per i giovani anche se su questo palco hanno suonato personaggi del calibro di Michel Petrucciani, Chet Baker, Chick Corea, Wynton Marsalis o Joshua Redman.

Il Count Basie Jazz Club a Genova

Nel mezzo dei caruggi genovesi c’è un luogo magico dedicato a uno dei giganti del jazz di ogni tempo. È un’associazione a occuparsi di questo locale, attività tanto più nobile perché davvero c’è il tentativo di accontentare la variegata clientela che segue con affetto la programmazione del CBJC.

Proprio perché c’è un collettivo a seguire gli eventi, del Count Basie piace soprattutto l’apertura alle serate di jam session, che hanno creato nel resto del mondo tanti progetti artistici diventati immortali. E chissà che anche qui…

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Il jazz e le sue origini in Italia https://dmcbologna.org/il-jazz-e-le-sue-origini-in-italia/ Tue, 25 May 2021 19:13:35 +0000 http://dmcbologna.org/il-jazz-e-le-sue-origini-in-italia/

Il jazz nacque all’inizio del XX secolo a New Orleans, negli Stati Uniti, dall’unione dei ritmi africani a quelli americani e fu basato principalmente su improvvisazione, ritmi veloci e “swing” complimentati da un tono melanconico.

Il jazz in Italia

Sempre negli stessi anni, il jazz approda in Italia cambiando però la propria identità e acquisendo caratteristiche diverse da quello degli States. Questo genere musicale diventò rapidamente famoso nella nostra penisola e, a causa dell’esodo di emigrati, furono molti i musicisti jazz italiani a influenzare il panorama musicale americano.

Tra i maggiori esponenti di questo movimento troviamo Giuseppe Alessandra, diventato famoso con lo pseudonimo Joe Alexander, e Giorgio Vitale, conosciuto come Papa Jack Laine: il primo suonava il basso tuba mentre il secondo passava dal sax alle percussioni e fondò la Reliance Brass Band.

Nel 1904, il jazz sbarca al Teatro Eden di Milano grazie a un gruppo di ballo creolo. Nonostante la popolarità del genere, in Italia il primo concerto jazz arriva solamente nel 1917 con Vittorio Spina.

Dal 1930, nascono le prime band tutte italiane come ad esempio quella del Mirador Arturo Agazzi e degli Ambassador’s Jazz Band di Carlo Benzi, le quali dominarono i ventennio della Seconda guerra mondiale.

Neanche il dominio fascista e la sua ideologia anti americana riuscirono a fermare il dilagare del jazz nella nostra penisola. Fatto poco conosciuto è che anche il figlio di Mussolini era un amante di questo genere musicale e fu un ottimo pianista.

Nel gennaio 1935, Louis Armstrong, durante il suo tour europeo, si esibisce a Torino facendo innamorare gli italiani. Poco dopo, iniziano a nascere i primi jazz club nelle maggiori città italiane e vengono create anche alcune etichette discografiche dedicate interamente a questo genere.

Il periodo della guerra vede diminuire la popolarità del jazz a causa dell’imposizione delle leggi razziali che mettono fuori legge la musica afroamericana.

Il declino dura solamente pochi anni e nel dopoguerra il jazz riparte alla grande grazie alla voce tutta italiana di Natalino Otto.

Ancora oggi il jazz è uno dei generi musicali più amati in Italia. Un appuntamento importante per tutti gli amanti del jazz è il festival “Umbria Jazz”, creato nel 1973 a Perugia dove si tiene ogni anno nel mese di luglio e per l’occasione si esibiscono jazzisti italiani e stranieri, un evento unico in Italia.

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Nick La Rocca, l’italo-statunitense che ha segnato la storia del jazz https://dmcbologna.org/nick-la-rocca-litalo-statunitense-che-ha-segnato-la-storia-del-jazz/ Sat, 17 Apr 2021 02:26:55 +0000 http://dmcbologna.org/nick-la-rocca-litalo-statunitense-che-ha-segnato-la-storia-del-jazz/

Compositore di origine italiana, conosciuto come Dominic James, Nick La Rocca diventò uno dei migliori direttori d’orchestra e cornettista dei suoi tempi.

Le sue origini

Figlio di una coppia di emigrati siciliani, nacque a New Orleans, città di origine del jazz americano e ricca di storia musicale, nonché destinazione scelta da molti immigrati italiani.

Nonostante il padre fosse anch’esso musicista, non approvò mai la passione di Nick per il jazz e fu solo dopo la sua morte che il giovane talento si tuffò liberamente nella musica.

Nick La Rocca suonava principalmente la cornetta o la tromba e riuscì a elevare il jazz fino a livelli internazionali finendo per influenzare artisti del calibro di Phil Napoleon, Bix Beiderbecke e Red Nichols.

Carriera musicale

La sua carriera inizia nel 1916 con l’ingresso nel gruppo di Johnny Stein, il quale si trasformerà nella famosa Original Dixieland Jazz Band. I problemi di ego e personalità di Nick vennero alla luce fin da subito e portarono a numerosi scioglimenti e successive riappacificazioni del gruppo.

I brani pubblicati però lo resero famoso velocemente e la canzone Tiger Rag fu tra le più passate in tutte le radio americane.

Nel 1919 la Original Dixieland Jazz Band approdò a Londra in una delle esibizioni più importanti dell’epoca: suonarono al Savoy Hotel per celebrare la firma del Trattato di Versailles e la fine della guerra facendosi notare da Giorgio V e dalle famiglie reali presenti.

La band si scioglierà completamente nel 1925 dopo aver riscontrato un successo enorme sia in patria che all’estero per quasi un decennio.

Nick abbandonò la musica quasi completamente ma continuò a presentarsi ai giornali come il creatore del jazz e suggerendo che fosse stato dato troppo peso alle influenze afroamericane sull’origine del genere.

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Storia del jazz, Ellington e Parker https://dmcbologna.org/storia-del-jazz-ellington-e-parker/ Tue, 16 Mar 2021 20:58:42 +0000 http://dmcbologna.org/storia-del-jazz-ellington-e-parker/ Uno dei primi nomi a spiccare sul palcoscenico del jazz fu quello di Duke Ellington che, tra gli anni Venti e Settanta, dimostrò di essere uno dei più attivi, creativi e talentuosi artisti americani.

In quel periodo, il jazz ha cambiato faccia e stile di continuo; Ellington ne ha preso nota ma sempre mantenendo la propria originalità.

Il suo strumento era il pianoforte ma, come dichiarato spesso da Duke, il suo punto di forza era l’orchestra al suo fianco e l’organizzazione. Il compositore statunitense ha scritto canzoni di ogni tipo, dai concerti ironici alle melodie sacre, lasciando sempre il segno e influenzando per sempre il jazz.

Completamente diversa ma altrettanto importante fu la brevissima carriera di Charlie Parker. In soli tre anni, dal ’45 al ’48, Parker riuscì a rimodellare il jazz con le sue capacità tecniche al sassofono considerate sovrumane anche dai colleghi più capaci.

Le sue improvvisazioni riuscivano a narrare il dolore della repressione razziale dell’epoca mescolate alla gioia di vivere e di fare musica.

Il suo jazz prese il nome di Bebop e fu spinto anche dall’aiuto di musicisti di alto livello come Dizzy Gillespie e Bud Powell.

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Panorama jazz italiano, due talenti del momento https://dmcbologna.org/panorama-jazz-italiano-due-talenti-del-momento/ Thu, 18 Feb 2021 03:39:37 +0000 http://dmcbologna.org/panorama-jazz-italiano-due-talenti-del-momento/ Enrico Rava

Nato a Trieste, si trasferì a Roma dove fin da giovane ebbe l’opportunità di incontrare e lavorare con molti famosi musicisti. Nel 1967 approdò a New York ed entrò a far parte della Jazz Composer Orchestra.

Oggi Rava dirige la propria band, ECM, e pochi anni fa fu nominato per il Best Jazz Act agli Italian Jazz Awards. Il suo strumento principale è la tromba ma Enrico è anche un grande compositore e si è guadagnato un posto tra i migliori jazzisti d’Italia oltre ad aver riscontrato un favoloso successo internazionale. Fino ad ora ha composto oltre novanta registrazioni, trenta delle quali da solista.

Enrico Rava è anche uno scrittore che ha già pubblicato due libri sul tema del jazz.

Flavio Boltro

Boltro eredita dal padre la passione per la tromba e viene annoverato come uno dei maggiori esponenti del genere jazz in Italia.

Dopo una vita passata a studiare musica, si aggiudicò il premio di miglior disco e miglior gruppo con i Lingomania per due anni di fila.

Nel 1984 viene immortalato dalla rivista Musica Jazz come miglior talento dell’epoca e poco dopo vince il Premio Internazionale all’Umbria Jazz Awards.

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Il futuro del jazz italiano, tanti nuovi talenti da scoprire https://dmcbologna.org/il-futuro-del-jazz-italiano-tanti-nuovi-talenti-da-scoprire/ Tue, 26 Jan 2021 15:27:45 +0000 http://dmcbologna.org/il-futuro-del-jazz-italiano-tanti-nuovi-talenti-da-scoprire/ Enrico Zanisi

Il primo della lista è Enrico Zanisi, pianista romano non ancora trentenne e già vincitore nel 2012 del premio Top Jazz come miglior nuovo talento. Giovanissimo, ha accumulato oltre dieci anni di esperienza nel settore pubblicando anche cinque album. Il suo talento è già conosciuto a livello internazionale e ha suonato sui palchi di tutto il mondo.

Piero Delle Monache

Altro compositore e sassofonista che non ha ancora compiuto i trent’anni è Piero Delle Monache. I suoi album sono pubblicati tramite un’etichetta discografica giapponese ed è solito partecipare a concerti in ogni angolo del mondo. Fino ad ora ha prodotto tre dischi prendendo spunto anche dalla musica elettronica per creare un jazz moderno e all’avanguardia.

Dino Rubino

Dino Rubino è un trombettista e pianista, classe 1980, originario di Biancavilla, piccola cittadina in provincia di Catania. I suoi album sono stati prodotti dall’etichetta discografica Tuk Music fondata da Paolo Fresu, altro grande jazzista italiano. Rubino si è trasferito a Parigi, città dalla quale dirige due band diverse. Questo ragazzo ha già inciso quattro dischi da solista.

Sade Mangiaracina

Prima donna della lista, nasce a Castelvetrano di Trapani nel 1986. Questa giovane pianista inserisce nelle sue melodie un tocco mediterraneo e ha pubblicato il suo ultimo album lo scorso anno sempre sotto la direzione della casa discografica di Paolo Fresu, rinomato ormai anche per aver scoperto la maggior parte dei talenti jazz italiani. Sade ha interamente composto e arrangiato tutte le canzoni presenti nell’ultimo disco.

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Jazz in Italia, Paolo Fresu e Luca Aquino https://dmcbologna.org/jazz-in-italia-paolo-fresu-e-luca-aquino/ Thu, 24 Dec 2020 14:29:09 +0000 http://dmcbologna.org/jazz-in-italia-paolo-fresu-e-luca-aquino/ Paolo Fresu

Entrato da tempo nella hall of fame del jazz italiano, il trombettista e flicornista Paolo Fresu iniziò a studiare musica a soli undici anni. Completati gli studi, Fresu riuscì fin da subito a farsi riconoscere nel panorama jazz italiano vincendo premi importanti come il Radio Corriere TV per il miglior talento e il RadioUno Jazz. Ad oggi, la sua fama è conosciuta in tutto il mondo e, oltre a suonare sui palcoscenici di ogni continente, Fresu ha aperto la propria etichetta discografica ed è diventato docente al Seminario Jazz di Nuoro.

Luca Aquino

Anche lui trombettista, Luca Aquino si avvicinò alla musica solamente dopo aver compiuto la maggiore età. La sua ispirazione artistica arriva da maestri della musica come Miles Davis, Led Zeppelin e Doors, come si può notare dalle sonorità utilizzate nei suoi dischi.

Il primo album di Aquino uscì nel 2007, prodotto da Universal Music Group, fu una ripida rampa di lancio per la sua fantastica carriera. In pochi anni vinse il premio Top Jazz ed ebbe l’opportunità di registrare la colonna sonora per il film di Sergio Castellitto intitolato “Fortunata”.

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